Tradizionalmente, l'Università ha avuto due missioni
fondamentali: creare nuova conoscenza, attraverso la Ricerca, e
tramandarla, tramite la Didattica.
Oggi, invece, le cose sono radicalmente cambiate e a questi
due compiti si affianca una terza missione, ritenuta ormai fondamentale
in un mondo sempre più tecnologico e complesso.
Questa terza missione, che è entrata con questo nome nei
documenti europei a partire dal 2000, è la disseminazione della
conoscenza scientifica a beneficio della società nel suo complesso.
Verso la Terza Missione: il Public Understanding of Science
Nonostante sia un'introduzione piuttosto recente, già dagli
anni sessanta si era iniziato a parlare della responsabilità etica e sociale
che le Università hanno nei confronti della cittadinanza. La popolazione, è
stato man mano riconosciuto, ha il diritto di sapere verso quali obiettivi è
diretta la ricerca scientifica, in che modo potrebbe influire sulla società o,
più banalmente, per cosa vengono spesi i soldi dei finanziamenti, pubblici e
privati, a essa destinati.
Il rapporto, in modo molto esplicito intitolato "The Public
Understanding of Science", sottolineava come una maggiore
comprensione della scienza e dei suoi metodi sia un elemento cruciale per
aumentare la prosperità di una nazione. È anche importantissima nel processo
decisionale, sia pubblico che privato, e in generale nel rendere più ricca la
vita degli individui.
Secondo gli autori, poichè la nostra società è altamente
tecnologica e dipende da un'industria fortemente science-based, non
conoscere i principi secondo cui la scienza si muove è impensabile e non può
che portare a un indebolimento dell'industria, prima, e dell'intera società,
poi. Politici, dirigenti e cittadini devono quindi possedere una cultura
scientifica di base e la scienza deve entrare nel dibattito pubblico.
Un'ulteriore sezione era dedicata alla comunicazione e
gestione del rischio e dell'incertezza, elementi indispensabili per i policy
maker.
Per arrivare a questo obiettivo educativo, gli autori hanno
chiamato in causa principalmente le scuole, in cui la scienza e il metodo
scientifico vanno insegnati da subito, e i media, che devono incrementare
la copertura di notizie scientifiche e rapportarsi in modo costruttivo e
sinergico con gli scienziati.
Per molti versi The Public Understanding of Science è
un testo che si basa ancora fortemente su una visione top-down della
comunicazione scientifica, in cui un attore "sapiente" - la comunità
scientifica - è incaricato di educare l'altro che va quindi alfabetizzato, con
delle regole abbastanza precise che indichino cosa vuol dire alfabetizzazione
scientifica e in che modo la scuola e le università debbano educare i
cittadini.
Tuttavia, pur con i suoi limiti, è stato un grande passo in
avanti nella consapevolezza che il mondo accademico e la comunità scientifica
non potevano rimanere confinati nella proverbiale torre d'avorio, ma iniziare a
dialogare con la comunità di cui fanno parte. Ha posto, inoltre, l'accento
sull'importanza che la scienza riveste nella società e su come questa debba
essere presente nel dibattito pubblico perchè indispensabile per vivere nel
mondo moderno.
La terza missione dell'Università oggi
Il concetto di comunicare la ricerca non solo ai propri pari
- gli altri ricercatori - ma anche ad altri agenti della società, si è evoluto
ed è enormemente maturato dagli anni ottanta a oggi.
Non solo, in molti casi, è differente l'approccio che
scienziati e media hanno assunto nei confronti della comunicazione della
scienza, superando il modello top-down e arrivando a una più
inclusiva forma di dialogo fra istituzioni scientifiche e cittadini, ma
si è anche avuta una normativizzazione del fenomeno.
Anche l'Unione Europea, nel distribuire i fondi per i
progetti di cui si fa promotrice, mette la comunicazione in un ruolo centrale,
tanto da farne un criterio da cui non si può prescindere. I ricercatori devono,
quindi, obbligatoriamente comunicare l'andamento, gli obiettivi e i risultati
delle loro ricerche per poter continuare a usufruire dei fondi per il loro
progetto.
Principalmente si tratta di una comunicazione verso
l'esterno, cioè verso il pubblico generalista, attraverso iniziative come
"La notte dei ricercatori", festival e conferenze divulgative. Ma
anche, nel caso in cui il progetto di ricerca sia interconnesso con realtà
aziendali e politiche, con tutti i vari attori coinvolti più o meno
direttamente nella ricerca stessa.
Altro punto fondamentale della terza missione è anche lo scambio
di conoscenza con il mondo dell'industria. Storicamente fedeli a un Modello
Open Science in cui le università non detengono alcuna proprietà
intellettuale, si è oggi passato a un modo di fare ricerca in cui le università
conservano, proteggono e commercializzano i risultati delle loro ricerche (Modello
di Licenza) fino ad arrivare al moderno modello in cui università e
industria attuano una politica di attiva collaborazione (Modello di
Innovazione). Gli atenei stessi hanno iniziato a gestirsi in modo simile a
un'azienda, in cui la collaborazione con altre realtà, territoriali o
internazionali, genera un profitto e quindi un ulteriore finanziamento per le
proprie ricerche.
Anche l'Unione Europea ha dato un incentivo significativo
tramite i Progetti Europei, con cui ripartire i finanziamenti verso
quelle ricerche che sono in grado di generare benessere e progresso nella
società e che rientrano in un programma più ampio di obiettivi che l'Unione si
pone (come ad esempio Horizon 2020, il programma di finanziamenti per
innovazione e ricerca attualmente in atto).
Pro e Contro
L'introduzione della terza missione nelle università e negli
istituti di ricerca ha contribuito fortemente ad accrescere la consapevolezza
scientifica dei cittadini, che sempre di più si ritrovano a dover interagire in
prima persona con i ricavati della scienza e a prendere decisioni science-related.
In particolare i nuovi media sembrano aver dato una spinta positiva
aumentando la curiosità verso la scienza in un pubblico sempre più giovane.
Anche la comunità scientifica, seppur in misura minore, ha
acquistato consapevolezza di come il proprio lavoro scientifico possa uscire
dal laboratorio e avere un effettivo impatto sulla vita delle persone e sulla
società. Sempre più ricercatori, in particolare giovani, si trovano a essere
coinvolti in attività di comunicazione con il pubblico.
Dall'altro lato, però, una parte della comunità scientifica
lamenta come l'implementazione della terza missione tolga tempo ed energie al
lavoro di ricerca che dovrebbe essere l'obiettivo primario di uno scienziato.
La scrittura di un progetto, la comunicazione con il pubblico o con i
finanziatori, la partecipazione a festival ed eventi, sono attività che
richiedono tempo e, oltretutto, capacità professionali che i ricercatori non
sempre possiedono e non sono tenuti a possedere. Tuttavia carenze di questi
aspetti possono compromettere, anche seriamente, la possibilità di ricevere
finanziamenti anche da parte di atenei ed enti in cui si produce ottima ricerca
e didattica di qualità.
Per quanto l'affermarsi sempre più alto di professionisti
nella comunicazione scientifica che si occupano di questo aspetto in vece dei
ricercatori, lo svantaggio in termini di tempo ed energie richiesti per portare
avanti gli obiettivi della terza missione rimane, in particolare con gli
attuali criteri di valutazione.
Un altro problema sollevato dalla comunità scientifica è
l'appiattimento della ricerca che, vincolata a una logica industriale e di
profitto, rischia di focalizzarsi unicamente su quei campi considerati più
"meritevoli", lasciando indietro la ricerca di base o altre
discipline meno di tendenza. La comunità scientifica, pur riconoscendo quindi i
miglioramenti che la collaborazione con l'industria apporta alla società, teme
di tradire la vocazione stessa della scienza, che dovrebbe essere mossa dalla
curiosità e dal desiderio di sapere.
Nonostante i problemi che questo nuovo modo di fare ricerca
scientifica si porta dietro, comunque non si può prescindere, in una società
come la nostra, dal mantenere un vivo dialogo fra la scienza, le industrie e i
cittadini.
Bibliografia
- https://royalsociety.org/~/media/royal_society_content/policy/publications/1985/10700.pdf
- https://www.anvur.it/attivita/temi/
- https://www.scientificbulletin.upb.ro/rev_docs_arhiva/full3aa_408113.pdf
- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0040162520311100
- https://link.springer.com/article/10.1007/s10961-015-9401-3#Sec2
- https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/what-horizon-2020
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