Scienziati si diventa: la ricerca bibliografica

Bentrovati, cari lettori, in una nuova puntata di Scienziati si diventa, dove vi svelo tutti i segreti e la #vitavera di noi scienziati e aspiranti tali.
Dopo le basi del metodo scientifico e una panoramica su cosa sono le riviste scientifiche, è arrivato il momento di conoscere quell'amico senza il quale nessuna tesi di laurea sarebbe mai stata scritta, nessun dottorato di ricerca mai conseguito e, per dirla tutta, nessun articolo di questo blog mai pubblicato: Google Scholar.

Ma... PubMed?

Facciamo un breve passo indietro: abbiamo imparato che quando si riporta una notizia scientifica o si fa un'affermazione è sempre necessario indicare le fonti, ovvero titolo dell'articolo che dice quella determinata cosa e rivista scientifica (possibilmente seria) su cui è stato pubblicato.
Non si può negare, però, che spesso quelle fonti rimangono dimenticate lì, alla fine dell'articolo di giornale, in fondo chi lo sa leggere un articolo scientifico pieni di termini mai sentiti prima e per di più in inglese? Vi dico la verità: anche gli scienziati stessi non capiscono quello che c'è scritto in un articolo di un campo diverso da proprio. In genere, comunque, sanno orientarsi nell'articolo, riescono più o meno a capire di cosa parla, quali sono le premesse e le conclusioni e se potrebbe essere affidabile. Non è difficile e con un minimo di preparazione ci può riuscire chiunque (sull'inglese, purtroppo, non vi posso aiutare, quello ci vuole per forza).
Quando vi imbattete in una citazione di una fonte scientifica, o anche se banalmente avete una curiosità su qualche affermazione letta on-line e volete verificarla, basta fare una breve ricerca bibliografica per avere una panoramica su un certo argomento e su cosa la comunità scientifica ne sa in quel momento.
Ci sono diversi database in cui poter fare questa ricerca: uno dei più noti (e vasti) è sicuramente PubMed, che raccoglie milioni di articoli medici e biomedici pubblicati sulle principali riviste scientifiche del settore.
Un altro database è quello di Elsevier, uno dei più importanti editori scientifici del mondo. 
Ce ne sono, in ogni caso, molti altri meno conosciuti di questi che vi ho citato, con interfacce più o meno semplici da usare. Inoltre le università e le biblioteche universitarie, in genere, hanno un proprio database fornito di interfaccia per poter effettuare ricerche in tutte le riviste di cui l'istituto detiene l'abbonamento.
Insomma,sembra incredibilmente dispersivo e in effetti lo è, soprattutto per chi non se ne intende e vuole semplicemente verificare se l'affermazione "il limone cura il cancro" sia vera o meno (per la cronaca: non lo è, ma proprio per niente!)

Google Scholar

In generale si può scegliere di usare la piattaforma che si preferisce per effettuare la ricerca, ma personalmente credo che il metodo migliore sia quello di andare direttamente su Google Scholar, che ha il grande vantaggio di essere un motore di ricerca che quindi può bypassare i limiti che ci sono sui vari PubMed, Elsevier eccetera.
Una volta qui, è sufficiente effettuare una semplice ricerca per parole chiave; ad esempio, se sto cercando letteratura scientifica riguardo l'uso della curcuma come antitumorale, potrei cercare "curmeric, cancer":


Posso ulteriormente filtrare la ricerca ad esempio limitando l'arco temporale di pubblicazione degli articoli o ancora selezionare unicamente quelli in lingua italiana (anche se in questo modo è probabile che si vadano a perdere molti degli articoli più significativi o, banalmente, più recenti)
Un ulteriore filtro può essere quello di ricercare le parole chiave unicamente nel titolo dell'articolo:


A questo punto ci si trova di fronte un'enorme mole di materiale da poter consultare e, soprattutto per chi è alle prime armi, la domanda successiva risulta essere "e adesso?".
Un buon modo per iniziare una ricerca a mio avviso è quello di partire della Review.
Una review è una particolare tipologia di pubblicazione scientifica in cui gli autori hanno fatto una parte del lavoro al posto vostro, se così si può dire, raccogliendo e commentando vari articoli scientifici su un determinato argomento e quindi facendo il punto dello stato dell'arte su quella cosa in particolare.
Tornando all'esempio della curcuma e del cancro, potrei cercare "turmeric cancer review":


La maggior parte del materiale si concentra, come vedete, sull'attività della curcumina, il principio attivo più studiato presente nella curcuma. Nell'esempio che stiamo seguendo, però, ci interessa avere delle informazioni sulla curcuma in generale, non sulla singola molecola utilizzata da sola. Come quarto risultato ci compare una review proprio sulle proprietà farmacologiche della curcuma, intesa proprio come la pianta di cui ci interessava. Leggere questa review può dare quindi un'idea generale di quello che si sa e dei dati disponibili in quel momento (in questo caso il 2014) riguardo alle proprietà medicinali e farmacologiche della Curcuma Longa.
Partendo da questa base si può decidere perciò di approfondire singolarmente i vari articoli citati all'interno della review, oppure andare oltre e vedere come questo determinato argomento si è evoluto nel tempo:


Il modo migliore quindi è andare a cercare quegli articoli che citano questa review. Nella stesura di un articolo scientifico, infatti, le fonti sono fondamentali come basi di partenza da cui andare a sviluppare una determinata ricerca e un determinato studio. 
Partendo da queste conoscenze circa le proprietà farmacologiche della curcuma, quindi, altri ricercatori possono aver pubblicato qualcosa che va ad avvalorare o smentire ciò che era riportato nella review, o apportare nuovi dati e nuove conoscenze all'argomento.


In questo modo si può ricostruire, come una specie di gioco delle scatole cinesi, l'avanzamento del sapere, all'interno della comunità scientifica, su un determinato argomento, che non è solo una scala verso l'alto ma che può essere anche fatta di smentite, ripensamenti, dati contraddittori o cose non sempre del tutto chiarite.
E' importante quindi non fermarsi al singolo articolo, ma leggerne diversi e mettere insieme più dati possibili.

Open access sì o no?

Università, enti pubblici, istituti di ricerca vari, nessuno di loro ha alcun problema nell'accedere agli articoli scientifici pubblicati (o quantomeno alla maggior parte di essi) perché in genere queste istituzioni hanno sottoscritto gli abbonamenti necessari. Molte università mettono a disposizione degli studenti anche apposite applicazioni che permettono di accedere ai contenuti anche da una rete diversa da quella di ateneo.
Per chi non dispone di queste agevolazioni, invece, poter leggere interamente un articolo scientifico è spesso impossibile.
Non c'è bisogno di disperare però: innanzitutto bisogna premettere che l'Abstract è sempre disponibile per tutti e per l'utente medio (cioè chi non è strettamente del settore e non sta facendo questa ricerca per lavoro ma per semplice curiosità o per capire di più circa un argomento di cui si è letto o sentito) l'Abstract è sufficiente a rispondere a molte delle domande, in quanto contiene sia le premesse che le conclusioni dell'articolo.

Per chi invece ha bisogno o vuole leggere l'articolo per intero si possono utilizzare vari metodi, fra cui ovviamente abbonarsi alle riviste scientifiche (metodo però non proprio fattibile da un privato cittadino).
Un modo alternativo consiste nel cercare gli articoli open access, ovvero articoli scientifici che possono essere letti anche da chi non ha sottoscritto l'abbonamento; questi articoli fono in genere segnalati su google scholar.


Infine c'è Sci-hub, un portale la cui legalità è ancora un po' controversa ma che rende possibile consultare un grandissimo numero di articoli scientifici che non sarebbero consultabili altrimenti.


Aperto nel 2011 da Alexandra Elbakyan è al centro di molte dispute e controversie fra riviste scientifiche, piattaforme come Elsevier e ricercatori che vorrebbero un accesso libero al sapere.
Al di là di tutto, comunque estremamente utile.



Per approfondire:

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